Un
cercatore d’oro, per un colpo di fortuna (cioè per il buon karma), riuscì ad intrufolarsi
in paradiso. Non appena arrivato, però, cominciò a creare guai: le divinità del
cielo, con le loro fiammanti automobili, erano costrette a sobbalzare scomodamente
sulle strade dell’Elisio, fino ad allora perfettamente lisce e lastricate d’oro,
perché il cercatore le aveva riempite di buche per estrarre il prezioso
metallo.
Tutti gli abitanti del cielo si lamentarono
con San Pietro di questo avido cercatore d’oro, che scavava incessantemente le
strade principali e secondarie del paradiso. San Pietro, tuttavia, si limitò a
osservare: “In base alle leggi del paradiso, tutti coloro che vi entrano non
possono esserne cacciati, a meno che non scelgano spontaneamente di abbandonare
la pace. In ogni caso, miei cari ospiti celesti, non preoccupatevi: quando avrà
accumulato abbastanza oro, il cercatore lascerà certamente il regno divino per ritornare
alla sua famiglia sulla Terra, attratto laggiù dai suoi desideri inappagati e
dal suo karma. Nel frattempo, forse, accadrà qualcosa che vi salverà dalle sue
malefatte; come sapete, la disarmonia non può esistere a lungo in paradiso”.
Ben presto il cercatore estrasse grandi
mucchi d’oro dalle strade del paradiso, che ormai assomigliavano a dei crateri
vulcanici. Gli dei dovettero cominciare ad andare a piedi, poiché le strade
furono dichiarate impraticabili dai poliziotti celesti. Un giorno, mentre San
Pietro se ne stava seduto, pensieroso, presso le porte del Paradiso, cerando di
escogitare un modo per liberarsi di quell’ospite fastidioso, giunse un altro
uomo dall’aspetto discinto e dal volto segnato dalle intemperie.
“Chi
sei?” gli chiese San Pietro.
“Fatemi
entrare, sono un cercatore d’oro” fu la risposta
“Assolutamente
no!” risposte San Pietro. “Devi tornare da dove sei venuto, perché abbiamo già
un sacco di guai con un altro cercatore d’oro che ha devastato le strade del
paradiso”. Il nuovo arrivato, però, era molto insistente e supplicò San Pietro
dicendo: “Se mi farete entrare, vi prometto che non scaverò le strade dorate
del paradiso e vi garantisco inoltre che caccerò l’altro cercatore d’oro”.
Alla fine San Pietro cedette e l’astuto
cercatore d’oro gli disse: “Venerabile Signore, prima di ricevere la vostra
ospitalità in paradiso, desidero assicurarvi che faccio sul serio e voglio
dimostrarvi subito che intendo mantenere la mia promessa. Quindi, mentre torno
ancora una volta sulla soglia del paradiso, vi prego di chiamare quel
manigoldo, perché vorrei parlargli”. In men che non si dica, il cercatore d’oro
malandrino si presentò alla porta del paradiso e dopo aver ascoltato solo poche
parole, sussurategli nell’orecchio dal nuovo arrivato, in un attimo si precipitò
verso l’inferno.
San Pietro, meravigliato davanti a un tale
miracolo, dopo che neppure tutti gli dei riuniti erano riusciti a compierne uno
simile, accolse entro le mura del paradiso il nuovo cercatore d’oro, che dal
canto suo gongolava trionfante. Con grande curiosità gli chiese: “Che cosa gli
hai detto, per fargli abbandonare tutto l’oro accumulato e precipitarsi
spontaneamente nel limbo?”
Il secondo cercatore d’oro rispose ridendo: “Gli
ho detto che era uno sciocco a sprecare il suo tempo cercando l’oro in
paradiso, quando poteva estrarre il ben più prezioso platino dalle strade dell’inferno!”.
Talvolta le azioni malvagie sembrano prometterci una felicità “di platino”, assai
più preziosa della felicità “d’oro” che proviene dalle azioni celestiali. Non dovremmo
mai essere come il primo cercatore d’oro e usare i metodi sbagliati per acquisire
la felicità. Neppure dovremmo abbandonare la scintillante prosperità e il
conforto che ci promettono le azioni malvagie e infernali.
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