ADULTI. Con questo
termine indico tutte le persone nelle quali, indipendentemente dalla loro età
anagrafica, l’io è meno rilevante dei condizionamenti che hanno subito – come
illustrato dalla Mappa. Caratteristiche fondamentali degli adulti sono:
- l’identificarsi con il ruolo che rivestono nella famiglia e nella
società (è veramente adulto, per esempio, chi dice “io sono un ingegnere”, e
non “io adesso faccio l’ingegnere, per alcune ore al giorno”);
- il non accorgersi di ciò che non comprendono, o il credere che ciò che
non comprendono abbia comunque una sua ragion d’essere che non tocca a loro
scoprire; e di conseguenza
- il domandarsi raramente “perché”?
- il non prendere in considerazione
possibilità che si discostino da ciò a cui sono stati abituati, e che
vedono fare agli altri, o da molti (nella mente degli adulti,
pensieri e idee hanno la terribile tendenza a seguire percorsi obbligati, come
i tram);
- l’atrofia dei desideri, cioè il volere non quello che veramente
vogliono, ma soltanto quel che bisogna volere, perché anche gli altri o i molti
lo vogliono;
- la quotidiana sensazione di avere sempre meno futuro da vivere: gli
adulti la chiamano “paura della morte”, o pensano che la paura della morte ne
sia la conseguenza; in realtà, dietro a questa paura della morte si nasconde un
forte e segretissimo desiderio di morire, che è la vera origine di quella
sensazione di avere sempre meno futuro da vivere.
Tutto ciò rende gli adulti assai infelici, e
invidiosi di chi adulto non è. Perciò buona parte di loro considera i bambini
come esseri problematici, da far diventare adulti il più presto possibile –
come se l’età adulta costituisse il vertice dell’evoluzione umana. Al
contrario, proprio dal punto di vista dell’evoluzione gli adulti si sono
rivelati, nella nostra epoca, gli esseri più arretrati e dannosi del pianeta:
manca loro la principale qualità necessaria all’evoluzione stessa, cioè la
capacità di adattarsi all’ambiente naturale (non sono stati gli adulti a
distruggerlo, non riuscendo più a chiedersi “perché”? di tante cose?). Altrettanto
arretrati essi risultano nei riguardi della crescita spirituale: non per nulla
Mosè (Mes, o Mses) in egiziano significava “il Bambino”, e nei Vangeli viene
precisato che “se non diventerete come bambino,
non entrerete nel Regno dei Cieli”.
Tratto da "Vocabolario" di Igor Sibaldi
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